15 DICEMBRE 2019
INTRODUZIONE
Una delle sfide di tutti gli ordinamenti democratici oggi riguarda l’impatto e le regole che i nuovi mezzi informatici hanno e potrebbero avere sulla natura della democrazia.
Per questo motivo abbiamo voluto interrogare nel forum studiosi che da tempo e prima di altri si sono occupati di questi temi e, in generale, cominciare a porre anche come Associazione questo tema come campo di osservazione e di studio centrale per i costituzionalisti, giovani e meno giovani.
Nella griglia di domande poste agli studiosi abbiamo voluto, senza una pretesa di completezza, affrontare una serie di profili critici ormai evidenti.
Gli strumenti informatici stanno trasformando profondamente il modo di formazione del consenso: possono essere un’occasione utilissima per consentire alla “rappresentanza” e anche ai “rappresentanti” di comprendere meglio le esigenze di chi viene rappresentato, ma possono anche trasformarsi in un’arma letale della “democrazia rappresentativa e, in ultima istanza, della rappresentanza democratica”. La stessa politica che, come dimostrato anche dagli scienziati, segue il consenso e interroga quotidianamente sondaggi alla luce dei quali “cavalca” i temi, come è chiaro, rischia di smarrire totalmente la sua autonomia e credibilità. Al tempo stesso, problematiche enormi si aprono se non è chiaro il livello elevatissimo di manipolazione del consenso che deriva dalla profilazione in rete degli utenti e dall’uso dei dati per finalità di targetizzazione elettorale e politica, alla luce anche della poca trasparenza nella gestione e nella proprietà delle società informatiche e delle cd. “piattaforme”, specie quando vengono utilizzate dagli stessi partiti politici. In Italia, ad esempio, la trasformazione del linguaggio negli ultimi anni e l’introduzione massiccia di discorsi e di parole di “odio” comincia ad avere un peso rilevante e necessita di soluzioni. Plurimi interrogativi pone anche l’utilizzo di strumenti informatici da parte delle formazioni politiche al fine di regolare il rapporto con i propri iscritti, sia con riferimento alle ricadute che si possono determinare nelle dinamiche infra-partitiche, sia con riguardo alle tensioni che una simile evoluzione del concetto di rappresentanza può produrre in termini di tenuta di alcuni dei principi fondamentali sui cui si sono storicamente strutturate le moderne democrazie rappresentative.
Esiste, inoltre, un enorme problema di accesso diseguale agli strumenti informatici, che viene oggi nominato come “alfabetismo digitale” e che rischia di creare nuove disuguaglianze e differenze all’interno dei singoli stati nazionali, ma anche fra parti diverse del mondo.
Con questa iniziativa vorremmo contribuire al dibattito, auspicando di poter costruire regole che ci consentano di vivere in un mondo digitale “democratico”, nella consapevolezza che la nostra identità, volenti o nolenti, è già “onlife”, secondo la felice espressione di Luciano Floridi (La quarta rivoluzione, Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Milano-Cortina editore, 2017).
LE DOMANDE
- I Domanda (p. 233 ss.) - Quali sono a suo giudizio gli strumenti di partecipazione digitale al processo democratico?
- II Domanda (p. 239 ss.) - Esiste a suo avviso un problema di uguaglianza sostanziale rispetto all’utilizzo degli strumenti della partecipazione digitale?
- III Domanda (p. 249 ss.) - Qual è a suo giudizio l’impatto che la “semplificazione” del messaggio politico opera sulla formazione del consenso?
- IV Domanda (p. 255 ss.) - È possibile ipotizzare limiti costituzionali alla manifestazione del pensiero qualora esso leda i principi supremi della Costituzione (ad es. il “linguaggio d’odio”)?
- V Domanda (p. 265 ss.) - Se ed in che misura l’utilizzo di strumenti digitali di partecipazione politica può intaccare il principio di rappresentanza?
- VI Domanda (p. 270 ss.) - Il ricorso a strumenti digitali di partecipazione politica può – ed eventualmente in che misura – contribuire a “colmare la distanza” tra governanti e governati e ad aumentare, per questo verso, il tasso di “democraticità” dell’ordinamento?
- VII Domanda (p. 278 ss.) - Con riferimento all’esperienza della c.d. “Piattaforma Rousseau”, quali possono essere gli aspetti positivi così come quelli problematici da evidenziare rispetto ad uno strumento in grado di orientare costantemente l’indirizzo politico?
I PARTECIPANTI
- Pasquale Costanzo – Professore ordinario di Diritto costituzionale – Università di Genova
- Giovanna De Minico – Professoressa ordinaria di Diritto Costituzionale – Università Federico II di Napoli
- Gianmario Demuro – Professore ordinario di Diritto costituzionale – Università di Cagliari
- Maria Francesca De Tullio – Dottoressa di ricerca in “Diritti umani. Teoria, storia e prassi” – Università Federico II di Napoli
- Fortunato Musella – Professore associato di Scienza politica – Università Federico II di Napoli
- Marco Orofino – Professore associato di Diritto costituzionale – Università Statale di Milano
- Paolo Passaglia – Professore ordinario di Diritto comparato – Università di Pisa
- Marina Pietrangelo – Ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche