26 NOVEMBRE 2020
SOMMARIO
SOMMARIO: 1. Premessa: il regionalismo italiano tra uniformità e differenziazione. – 2. La simmetrica uniformità del regionalismo ordinario. – 2.1. Un grado minimo di differenziazione funzionale tra Regioni. – 2.2. Lo Stato regionale italiano nel panorama comparato. – 2.3. La prospettiva dell’Assemblea costituente: regionalizzare lo Stato per riformarlo. – 3. Le sfide: differenziare il regionalismo. – 3.1. Le Regioni a Statuto speciale: dall’Assemblea costituente agli anni settanta. – 3.2. (segue): dagli anni settanta ad oggi – 3.3. (segue): dove la specialità è più dinamica. – 3.4. Il regionalismo differenziato: inserito nel contesto del vigente titolo V. – 3.5. (segue): come disciplinato dall’art. 116, co. 3 Cost. – 4. Conclusioni: sous l’œil du Coronavirus.
Abstract (in italiano)
Il contributo corrisponde alla rielaborazione della relazione introduttiva del Convegno annuale del Gruppo di Pisa, dedicato a “Il regionalismo italiano alla prova delle differenziazioni” (Trento, 18-19 settembre 2020). Conformemente alla sua natura introduttiva, il saggio ricostruisce anzitutto i caratteri del regionalismo italiano, sottolineandone in particolare l’uniformità e la simmetria, tanto più marcate se inquadrate in una prospettiva comparata. Rispetto ad altre esperienze regionali, quella italiana è infatti connotata dall’attribuzione costituzionale delle medesime funzioni alle Regioni (ordinarie), mentre l’intero territorio nazionale è suddiviso in Regioni. Attraverso tali caratteristiche si manifesta il disegno del Costituente, volto a favorire la riforma dello Stato e dei suoi apparati. Il regionalismo italiano, uniforme e simmetrico, vive dunque le differenziazioni come altrettante sfide ai suoi caratteri costitutivi.
Le sfide della differenziazione corrispondono, da un lato, alla specialità regionale e, dall’altro, al regionalismo differenziato per le Regioni ordinarie. La prima sfida accompagna da sempre il regionalismo ordinario, anzi precede di un quarto di secolo l’istituzione delle Regioni ad esso corrispondenti; la seconda diviene invece possibile a seguito della revisione costituzionale dell’art. 116, nel 2001 (legge cost. n. 3) e si manifesta soprattutto negli ultimi anni, a seguito delle richieste dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e del Veneto.
Il saggio esamina quindi l’azione della logica uniformante del regionalismo italiano sulle Regioni speciali, prima e dopo le revisioni costituzionali e statutarie del 1999-2001, constatando la progressiva omogeneizzazione di tali Regioni fra loro e rispetto a quelle ordinarie, in un processo cui paiono sottrarsi soltanto le realtà con caratteristiche affatto peculiari, anche in termini di composizione linguistica della rispettiva popolazione (Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e Trentino-Alto Adige/Südtirol). Quanto al regionalismo differenziato, si sottolinea anzitutto la sua irriconducibilità alla specialità regionale, interrogandosi quindi sulla sua problematica compatibilità col disegno costituzionale, soprattutto se le Regioni che intendono avvalersi del procedimento di cui all’art. 116, co. 3 Cost. chiedono l’attribuzione in blocco di tutte, o quasi, le “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” contemplate da tale disposizione costituzionale.
Abstract (in inglese)
This essay revises the introduction to the annual Conference of the “Gruppo di Pisa”, dedicated to “Italian regionalism challenged by differentiation” (Trento, 18 th and 19 th September 2020). In accordance with its introductory nature, it identifies firstly the characteristics of the Italian regionalism, emphasizing in particular its uniformity and symmetry, all the more prominent when framed in a comparative perspective. Compared to other regional experiences, the Italian one is indeed characterized by the constitutional attribution of the same functions to the (ordinary) Regions, while the whole national territory is divided into Regions. This is in line with the design of the Constituent Assembly, aimed at promoting the reform of the State and its apparatus. Therefore, the uniform and symmetrical Italian regionalism experiences differentiation as a challenge to its constitutive characteristics.
The challenges of differentiation correspond, on the one hand, to the regional specialty and, on the other, to the differentiated regionalism for the ordinary Regions. The first challenge has always gone with ordinary regionalism, indeed it precedes by a quarter of a century the establishment of the ordinary Regions; the second is now possible due to the constitutional revision of art. 116, in 2001 (Constitutional Law no. 3) and has recently occurred, following the requests of Emilia-Romagna, Lombardy and Veneto.
Consequently, the essay examines the action of the standardizing logic of Italian regionalism on special Regions, before and after the constitutional and statutory revisions of 1999-2001, underlining the progressive homogenization of these Regions among themselves and with respect to the ordinary ones. This process does not involve only those realities with very peculiar characteristics, i.e. in terms of the linguistic composition of their population (Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste and Trentino-Alto Adige/Südtirol). The differentiated regionalism is quite different from the regional specialty and is difficult to reconcile with the constitutional design, especially when the ordinary Regions ask for the assignment of all, or almost all, the “additional special forms and conditions of autonomy” stated in the art. 116, co. 3 Cost.